Victor Hugo era solito dire che i quarant'anni sono la vecchiaia della giovinezza, e i "cinquant'anni" la giovinezza della vecchiaia... e credo che noi i "vecchi" ragazzi classe 1963, siamo tutti d'accordo con il poeta francese, dopo la splendida e indimenticabile serata trascorsa insieme sabato 17 agosto. Si, il 17 agosto noi tramatzesi di nascita e di adozione, molti dei quali rientrati in paese per l'occasione, ci siamo riuniti per festeggiare il nostro primo mezzo secolo di vita. Qualcuno non è potuto venire, qualche altro non ci è stato possibile contattarlo, mentre alcuni erano e saranno sempre presenti nei cuori di tutti noi. Per una sera il tempo si è quasi magicamente fermato, sembrava che non ci fossimo mai separati, sembrava che non ci fossimo mai persi di vista. Tutto è stato emozionante e indimenticabile, dalla Santa Messa col sacerdote che ci ha augurato buona e lunga vita, alla proiezione del bel video "Noi, quelli del '63" che ci ha riportato con nostalgia indietro nel tempo, agli anni 60, 70, 80 e mentre scorrevano le immagini della nostra infanzia e della nostra giovinezza tutta tramatzese, al buio in un religioso silenzio a molti di noi è scappata più di una lacrima... La bellissima cena con un ricco menù gastronomico e molti i brindisi dedicati agli anni passati hanno contribuito alla cordialità e a quei momenti dedicati ai ricordi nostalgici che caratterizzano questi incontri. Il taglio della torta, la consegna delle pergamene ricordo, tanti scherzi e grasse risate sino al mattino.. Una bella giornata in allegria da replicare più spesso nei prossimi anni anche se, comunque, l’appuntamento più importante è stato fissato per l’estate del 2063, avete letto bene 2063, e … guai a chi manca! GIANNA CAULI
Su Tramatzesu: la memoria storica di Gonnostramatza Un paese che ignora la storia non ha passato. E’ necessario ricordare, perché non ci potrà essere neppure futuro senza memoria. La memoria storica non è altro che un diario, un salvadanaio dello spirito, e racconta i fatti più importanti di una comunità. A Gonnostramatza la memoria storica non è un diario e neppure un salvadanaio dello spirito, ma un moderno gruppo di Facebook. Da qualche settimana, attraverso il più diffuso social network del mondo, 431 amici riuniti in un gruppo aperto chiamato SU TRAMATZESU E’ QUI’!, si dilettano giornalmente a riscrivere la storia del loro paese, postando e commentando vecchie foto che rimandano immagini del Novecento, quando ancora i ritmi del piccolo centro dell’Oristanese erano quelli ereditati dai loro nonni, dai loro padri. Scene di vita quotidiana, gli antichi mestieri, il lavoro nei campi, momenti di festa, vecchi articoli di giornale, curiosità ritrovate sui libri. Insomma uno spaccato d’antropologia culturale in piena regola, quello che nelle loro immagini rimandano centinaia di foto ingiallite dal tempo, trovate in vecchi album polverosi custoditi gelosamente. Gli amici tramatzesi da buoni archivisti fanno in modo che tanto patrimonio storico non vada disperso: scannerizzano o fotografano, con i moderni cellulari, il tutto e lo inseriscono sul gruppo di Facebook. Così facendo raccolgono la memoria storica del paese, un qualcosa che appartiene all’intera collettività, dove le storie private diventano le storie di intere generazioni, condivise da tutti. Un successo di tantissimi “mi piace”, di migliaia di commenti e centinaia di condivisioni, che ha spinto i nostri amici a intensificare le ricerche tanto che nei loro propositi si è affacciata l’ idea di trasformare il tutto in un volume fotografico dove raccogliere la memoria storica di Gonnostramatza, il loro paese del cuore.
Il Pifferaio Magico si fermò a pensare, come per ricordare una melodia particolare e, sotto gli occhi incuriositi di grandi e bambini, iniziò a suonare una canzoncina molto allegra. Iniziò a camminare svelto, attraversando su Xiau Mannu a grandi passi verso il fiume Riu Mannu che scorreva poco lontano. I tramatzesi si chiedevano stupiti chi fosse quel bambino che incantava con la sua musica persino gli animali. Tutti correvano nelle strade, seguendo quello strano corteo e si arrampicavano sugli alberi per vedere meglio.... (Collezione Tziu Loi)
Una bellissima foto del 1925 dedicata a tutte le donne tramatzesi: "Sorridi donna, sorridi sempre alla vita anche se lei non ti sorride. Sorridi agli amori finiti,sorridi ai tuoi dolori sorridi comunque- Il tuo sorriso sarà: luce per il tuo cammino, faro per naviganti sperduti. Il tuo sorriso sarà: un bacio di mamma, un battito d'ali, un raggio di sole per tutti." (Collezione Tziu Loi)
Un pomeriggio di primavera... sotto il vecchio ponte... storie di amicizia... storie di risate... storie di complicità, semplicemente storie di donne tramatzesi... (Collezione TZIU LOI)
Anche se la Bibbia da sempre ci ricorda che “c’è un tempo per nascere e un tempo per morire” è difficile accettare la scomparsa improvvisa di persone che sono state guida ed esempio di vita per una intera comunità. La scomparsa di Don Pier Giorgio Mudadu ha destato profonda tristezza in noi. Di lui ci mancheranno la testimonianza di una fede semplice e allo stesso tempo colta e la profonda umanità, discreta e senza enfasi, dimostrata sempre verso tutti. La presenza di Don Pier Giorgio nel nostro paese non si è limitata alla sola missione spirituale, ma è stata da tutti noi apprezzata anche per gli interventi in campo sociale e assistenziale. Sicuramente, con la sua scomparsa, la comunità di Gonnostramatza ha perso un grande amico che ricorderà sempre con molto affetto.
Ciao Bottigliaro, un anno senza di te… “Ripensiamo il tuo sorriso, ed è per noi un'acqua limpida scorta per avventura tra le pietraie d'un greto…”. Ci piace ricordarti con questi bellissimi versi di Eugenio Montale. E' gia passato un anno. Un anno senza la tua voce, un anno senza il tuo sorriso, un anno senza di te. Un anno che sembra ieri, ma che sembra anche un'eternità. Senza di te a Gonnostramatza c'è sicuramente più buio. Il paese vive quasi nell'ombra, privato di un grande artista, di un grande uomo, un amico sincero, genuino. Però rifulge anche di una luce in più, che illumina tutti ogni volta che si accende il tuo ricordo. La ferita è ancora aperta: non possiamo farla rimarginare, ma speriamo di riuscire a trasmettere una parte di quella grande e gioiosa voglia di vivere con cui ci hai contaminati tutti.
Di MauriZio (del 15/11/2012 @ 23:56:41, in Blog, linkato 2346 volte)
Virginia Atzori, una tramatzese in serie A!!!
E’ un piovoso pomeriggio di ottobre. Appartato nella saletta interna del Bar dello Sport, sorseggio lentamente un caffè, in attesa di un’importante telefonata. Davanti a birre e patatine, juventini, interisti e milanisti discutono animatamente di calcio fra sfottò e arrabbiature. Io mi godo, silenzioso, la quarta vittoria consecutiva del mio Cagliari, che mi aiuta a digerire la sconfitta del Gonnos Sport. Guardo fuori, piove ancora. Sfoglio uno stropicciato Unione Sarda e sorrido compiaciuto della netta vittoria, in A2 femminile, del Villacidro a spese dell’Oristano, con doppietta di Virginia Atzori… La ricordo quando, da bambina, si allenava nel polveroso campo di calcio con la squadra mista di ragazzi e ragazze del circolo Anspi di Gonnostramatza. Qualche anno dopo Mario, il padre, mi raccontò con orgoglio della medaglia d’argento vinta da Virginia, ai giochi sportivi studenteschi di Roseto degli Abruzzi, con la squadra di calcio a 7 della scuola media. Poi arrivò il fortunato provino con l’Atletico Oristano, gli intensi allenamenti nel campo della Tharros di Oristano, da conciliare con gli studi all’Istituto Commerciale di Mogoro. Aveva appena sedici anni quando esordì in serie A tra le fila dell’Atletico Oristano contro la Lazio. L’articolo dell’Unione Sarda dedicato alla giovane tramatzese titolava così:” Il debutto calcistico della piccola Virginia, prima ragazza della Marmilla in serie A. A distogliermi dai ricordi, l’improvvisa suoneria del mio cellulare. E’ la telefonata che aspettavo: la Redazione mi comunica che Virginia Atzori è disponibile per un'intervista. Non perdo tempo, saluto frettolosamente gli amici al bar e mi precipito in strada. Per incanto, le nuvole che gravavano sul paese sono sparite. Metto in moto la mia sgangherata seicento grigia e parto alla volta del centro sportivo di Assemini. Virginia è nel bel mezzo di un duro allenamento, interminabili giri di campo senza sosta, allunghi, recuperi, scatti… Si accorge della mia presenza e mi viene incontro, affaticata ma sorridente. Mi saluta con simpatia e affetto. Ci accomodiamo su una panchina a bordo campo. So che non ha molto tempo da dedicarmi e allora parto subito con le domande.
Chi è Virginia Atzori? Virginia è una ragazza semplice e solare, sempre col sorriso sulle labbra. A volte si intestardisce e vuole sempre aver ragione. Ama la perfezione, o quasi, in tutto ciò che fa. E’ molto socievole, una grande amica su cui tutti e tutte possono contare. Una spalla su cui piangere, sempre disponibile ad aiutarti a risolvere qualsiasi problema tu abbia.
Facciamo un passo indietro… cosa spinge una ragazzina di 7 anni a giocare al calcio? Sicuramente la passione contagiosa per il calcio di mio padre e dei miei fratelli, tutti juventini sfegatati. Giacomo mio fratello giocava da piccolo e con lui e altri bambini del vicinato passavamo interi pomeriggi dietro ad un pallone. Ho iniziato a Gonnostramatza nella ''scuola calcio Nike'' fino ai 13 anni, poi non potendo più giocare con i maschietti ho fatto il provino all'Atletico Oristano.
Quanto è importante per te Gonnostramatza? E’ il mio amato paese e mi manca molto. C’è la mia famiglia, i miei amici d’infanzia. Mi piace tornarci appena possibile. Il fatto che sia un piccolo paese porta tutti quanti a conoscersi, e quando possibile ad aiutarsi. Quando esco a far una passeggiata non passa minuto che non saluti qualcuno. In città questo non avviene, nemmeno per chi ci abita da anni. E' bello sapere che sei tra persone che ti conoscono da quando eri bambina, e che ti hanno vista crescere.
E’ molto orgogliosa del suo paese, ne parla con un pizzico di emozione. Che requisiti deve avere una ragazza, per diventare una calciatrice? La passione innanzitutto, perché il mondo del calcio femminile è molto diverso da quello maschile, dove si guadagnano cifre da capogiro, e dove spesso si perdono di vista le emozioni che ti hanno portato a rincorrere un pallone. Poi naturalmente, sono importanti le doti tecniche e fisiche, ma anche la determinazione. Fondamentale, secondo me, poter iniziare sin da bambine. Molte ragazze si approcciano tardi a questo bellissimo sport, e si trovano a dover imparare i fondamentali magari a 15-16 anni, e questo non le aiuta di certo ad emergere.
Un pallone arriva vicino alla nostra panchina. Ci alziamo contemporaneamente e palleggiamo divertendoci per qualche minuto…
Cosa pensi del calcio femminile italiano? Credo sia sottovalutato e da certi punti di vista sfruttato per finanziare il già straricco calcio maschile. E’ normale che poi il movimento calcistico femminile non riesca a crescere. Qui in Sardegna abbiamo la bella realtà delle campionesse d'Italia della Torres, ma penso che anche loro si trovino a dover affrontare non poche difficoltà. Purtroppo rispetto ad altri paesi qui da noi il calcio femminile è poco seguito anche dal pubblico, gli stadi vuoti o quasi sono una triste realtà.
Tu hai giocato in varie città, c’è forse qualche città in Italia in cui il calcio femminile è più seguito? Mi è parso di intuire che al Nord il calcio femminile sia migliore dal punto di vista organizzativo e anche più seguito. Sicuramente, per le squadre sarde, l'handicap più grande è reperire giocatrici. Il calcio di per sé notoriamente non è uno sport ''per ragazze'' (così almeno pensa la nostra retrograda società) e quindi non avere delle risorse umane provenienti da regioni confinanti è sicuramente penalizzante.
In che ruolo hai iniziato a giocare e qual era il calciatore o la calciatrice a cui ti ispiravi? Ho iniziato a centrocampo, il mio idolo è sempre stato Roberto Baggio e poi Alex Del Piero.
In lontananza si ode un fischio. E’ il Mister che la invita ad avvicinarsi. Virginia scappa via, ma è solo per un attimo. Ritira una pettina gialla, che le servirà per la partitella che da li a poco avrà inizio a metà campo…
A 16 anni hai esordito in serie A, a fianco di campionesse come la Parejo, la Colasuonno, la Fusciani che esperienza è stata per te? Ho imparato tanto da queste grandi giocatrici, sia dal punto di vista calcistico che umano. Sono cresciuta osservando e provando a ripetere ciò che vedevo. Un grande esempio per me è stata Federica D’Astolfo una giocatrice dalla quale ho imparato veramente tanto, secondo me una delle migliori centrocampiste del calcio italiano. Dare la palla a lei era come metterla in cassaforte, l'Andrea Pirlo del calcio femminile.
Quanti giorni a settimana ti alleni? Solitamente mi alleno 3 giorni a settimana, e poi la partita in genere di domenica.
Tra una risposta e l’altra, ne approfitta per fare un po’ di stretching, qualche saltello, piccoli scatti, giusto per non raffreddare la muscolatura…
Quanto è difficile portare avanti questo sport, dilettantistico ma che ti impegna come fosse professionistico? Sicuramente ci sono delle difficoltà da affrontare, tanti sacrifici, soprattutto perché per allenarmi devo viaggiare da Gonnostramatza ad Assemini e questo mi toglie del tempo anche nella vita privata.
Sfotte bonariamente una compagna di squadra che ha appena subito un tunnel. La tua carriera finirà nel Villacidro? Non so dove finirò la mia carriera, per ora mi trovo molto bene al Villacidro. Che finisca nel Villacidro o altrove spero solo che ciò avvenga tra molti anni...
Lasciamo per un attimo da parte il calcio, e parliamo un po’ di te… Ho appena finito di fare un tirocinio presso il Comune di Gonnostramatza. Sto completando gli studi per prendere la patente Europea. Passo il tempo libero con gli amici e mi piace viaggiare. Sono una gran curiosona mi piace scoprire posti nuovi, culture diverse…
Qual è l’ultimo libro che hai letto? "Io uccido" di Giorgio Faletti.
Confessa timidamente di non essere una grande lettrice. Nei ritagli di tempo preferisce ascoltare musica....
La canzone che ami? La musica in generale mi piace tutta, sia artisti vecchi che nuovi, dipende soprattutto dal momento. Dalla sempreverde Mina alla più recente Adele, passando per Biagio Antonacci, Elisa e tanti ma veramente tanti altri.
Il tuo film preferito? “La ricerca della felicità”, l’avrò visto e rivisto non so più quante volte.
Il Mister invita Virginia a riprendere l’allenamento, c’è da curare con particolare attenzione la tattica in vista della prossima difficile trasferta di campionato <<Grazie Virginia, in bocca a lupo per tutto…ed ora stai tranquilla che il tuo Villacidro potrà contare anche sul tifo di tutti i tramatzesi!!!>>
Cari amici lettori conoscete la storia dei 3 ponti di Gonnostramatza ed in particolare quella del Ponte in Stile Romano? Ebbene il nostro amico tramatzese Michele Podda, con questo interessante scritto proverà a delucidarvi sull'esistenza o meno degli stessi, stimolandovi a conoscere sempre meglio la storia del nostro paese.
La Storia Del Ponte In Stile Romano Nei primi anni 90 l’amministrazione di Gonnostramatza fece fare una ricerca araldica sul paese. Tra cui la storia dei ponti,che ancora oggi nel sito istituzionale del comune troviamo scritto così:
Dal Sito Istituzionale Del Comune Di Gonnostramatza I rioni sono attualmente collegati da tre ponti. Il primo nella strada provinciale numero 46 Ales-Gonnostramatza realizzata per il volere del Rettore Aru nel secolo XVI. Il secondo venne costruito in sostituzione di un ponte di epoca romana a cinque arcate (riportato nello stemma Comunale) demolito nel 1928 per la realizzazione degli attuali argini. Il terzo ponte è stato realizzato negli anni 60 con la costruzione della strada provinciale per Siddi.
Dal Dizionario Storico Angius Casalis Un ponte ben costruito serve alla comunicazione tra i due rioni. In essi contribuì il popolo,ma il più della spesa fu conferita dal rettore Aru, che governò questa parrocchia verso la fine del secolo XVI? e volle a quest’opera utilissima consacrare due sue prebende. I Gonnesi benedicono tutt’ora alla sua memoria. Ed io rendo al degno sacerdote l’onore che si merita per l’uso ottimo che seppe fare dei frutti dei suoi beni. In questo fiume vengono dalla parte di monte Siddi alcuni ruscelli il Coccioledda che attraversa il rione di levante, ed ha un piccolo ponte(poi continua ,ma per la nostra ricerca basta questo).
Dall’archivio Diocesano Rettore Francesco de Aru (1645-1661) < si firma Franch Dearo>. Appare esaminatore sinodale e Rettore di Gonnostramatza nel sinodo di Mons. Manunta celebrato nel Gennaio del 1645, ma evidentemente stava in questa parrocchia già da prima. E tradizione che sia stato lui a costruire per primo il ponte sul fiume che attraversa il paese sostenendone a suo carico le spese, e gli sarebbero costate due annate dei frutti della rettoria. (Morì a Gonnostramatza il 19 Marzo 1661)
Riflessioni L’abate Vittorio Angius venne a Gonnostamatza nel 1841 e disse che a Gonnostramatza esisteva un ponte ben costruito per volere del rettore Aru alla fine del secolo XVI? essendoci il punto interrogativo si presume che le informazioni della datazione non erano documentate, sicuramente era venuto a sapere questo solo per via di ricordi della popolazione, cita anche un piccolo ponte che si trova nel ruscello Coccioledda, lo studio araldico dei primi anni 90 dice che il ponte della sp 46 è del XVI secolo .Quindi del ponte romano non ne parla proprio? Nel 1841 quando l’abate Angius si recò a Gonnostramatza, non notò il ponte romano? il ponte romano non era ancora costruito? Lo studio storico del 1990 è errato?
Conclusioni IL ponte di cui parlava l’abate Angius è sicuramente il nostro famoso ponte di epoca romana. Angius disse che fu costruito dal rettore Aru nel XVI? secolo, tramite l’archivio diocesano siamo venuti a sapere che il rettore Aru governò la nostra parrocchia dal 1645 al 1661,quindi la costruzione del ponte risalirebbe a metà del XVII secolo. Sappiamo bene che il ponte della strada provinciale per Siddi e stato costruito inizi anni 1960. Mentre il ponte della provinciale 46 dovrebbe essere stato costruito nel 1888,in quanto esiste ancora oggi una pietra miliare raccolta da un nostro compaesano, a metà degli anni 1950,in quel periodo venne asfaltata la suddetta strada,sino ad allora esistevano sul ponte dei muretti laterali in cui era incastonata la pietra, distrutti allora per far parte alle attuali ringhiere. Questa cartina storica di Gonnostramatza del 1873 mette in evidenza il ponte di epoca romana il piccolo ponticello che si trovava nell’attuale viale Kennedy tra la casa di Ettore Garau e Fernando Sebis,ma non si vede nessun ponte sulla strada provinciale 46.
Di MisterBlog (del 04/05/2012 @ 12:23:13, in Blog, linkato 1509 volte)
Si è concluso con grande successo il “Progetto Corso di Ceramica”, promosso dal Comune di Gonnostramatza attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali e sapientemente gestito dalla Cooperativa Incontro. Sono state ben 60 piacevoli ore trascorse nei locali dell’ex Scuola Elementare di Gonnostramatza, tra lezioni teoriche e pratica, che hanno visto i ragazzi tramatzesi: Giorgio Urracci, Atzori Guttierrez Jamalitte, Roberto Concu, Alberto Pilloni e Carla Zuddas cimentarsi con grande entusiasmo e tanta passione nell'arte della Ceramica, guidati magistralmente dapprima dal maestro Antonio Scano e, successivamente alla sua dipartita, da Denise Atzori. Importante sottolineare la meraviglia e l’ammirazione dei numerosi visitatori all’esposizione dei lavori, avvenuta in occasione della festa del Primo Maggio, con una nota di merito per la bellissima opera finale, nata in ricordo dell'amico-maestro IlBottigliaro e donata dai ragazzi all’Amministrazione Comunale.