Cari lettori, abbiamo il piacere di annunciarvi che a partire da Sabato 20 Marzo e fino al 25 Aprile 2010, presso i locali del Museo “Turcus e Morus” (ex Montegranatico) si terrà la mostra “Maistu'e Pramas”, splendidi intrecci di palme creati dalle mani di Antonio Luigi Podda (Tziu Antoi Podda). A corredo della mostra saranno esposte alcune foto d'epoca della collezione tramatzese di Salvatore Medda (Tziu Loi Medda).
L'evento è stato organizzato dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con la Cooperativa SERZELA, con la gentile partecipazione della famiglia Podda e della famiglia Medda.
L'inaugurazione è prevista per Sabato 20 Marzo 2010 alle ore 17,30 (Museo "Turcus e Morus").
Per l'occasione, lo staff del Blog, ha pensato di ricordare con affetto la figura dell'amico Tramatzese Tziu Antoi Podda:
La memoria ritaglia i ricordi sulle orme del tempo, un giorno passato può sembrare un’eternità, o apparirci infinitamente breve. I ricordi di chi ci ha lasciato, di chi oramai non vive più sulla terra che calpestiamo, ci riportano ad un mondo che solo in apparenza appare perduto, che sembra lontano, ma che di fatto continerà ad essere finchè noi uomini avremo la capacità di ricordarlo.
Antonio Luigi Podda, per i gonnostramatzesi, fa parte di quel mondo. La sua vita è stata un lento percorso di passi, l’uno di seguito all’altro, l’uno sull’altro verrebbe da dire, un po’ come le foglie di palma intrecciate che lui componeva, quasi a disegnarla, quella vita, sulle fibre bianche e disposte in fila sotto la mano dell’uomo.
Molti di noi accompagnano il ricordo de tziu Antoi Podda ai lunghi pomeriggi di primavera, quando i tornei di calcio a sette dell’Anspi ritmavano il tempo libero dei ragazzini di medie ed elementari. Sembra di sentirlo ancora, l’odore forte di sapone delle divise ruvide lavate dalle mamme, o il tatto di quei palloni ovali e di gomma dura, che a vederli oggi, i nostri ragazzi ci prenderebbero in giro.
Lui li tirava fuori dall’armadione chiuso nella sala dell’oratorio in mezzo al corridoio, quasi che là dentro ci si potessero nascondere inestimabili tesori, e gli SCARABOCCHI ed i MINISCARABOCCHI di Gonnostramatza, il sabato, partivano galvanizzati per i campetti più improbabili della Marmilla e del Campidano, quei fazzoletti di terra battuta che a cadere appena ci si consumava tutti, ma potevi dire di esser tornato a casa con le tue orgogliosissime “ferite di guerra”, e magari si terminava in pari 15 a 15 con il Curcuris o la Masullese.
La cosa migliore di quegli anni, l’insegnamento che tziu Antoi ci trasmise, fu che vincere o perdere ha ben poca importanza per un bambino, se non ci si diverte.
Tziu Antoi Podda era l’uomo dell’allestimento religioso delle feste nostrane. Noi ragazzini, chierichetti per consuetudine fino a poco tempo prima della cresima, condividevamo una tacita osservanza gerarchica dei ruoli dentro e fuori la sagrestia: per le occasioni importanti avevamo dei riferimenti tutti nostri sulle indicazioni che ci guidavano nell’operare: prima di tutti veniva Don Piergiorgio, o in seguito Don Tuveri, subito dopo il più autorevole era lui, tziu Antoi, che ci consigliava su come accendere il turibolo, sul momento in cui si doveva partire per l’offertorio, “le anime” dicevamo noi, su chi doveva portare la croce in processione, quella pesante, antica e d’argento, che era solo per i più grandicelli.
Oltre a Tziu Antoi c'era anche il buon Gesuino, severo ma più efficiente e preciso di un orologio svizzero, e guai se gli toccavi “la seconda ampollina”, quella dopo l’eucaristia che era solo di sua privata e ristretta competenza; e dopo Gesuino, noi ragazzini, facevamo a gara per chi doveva tenere le redini del sottocomando dello staff dei chierichetti.
Tziu Antoi Podda era l'uomo del presepe in chiesa nei pomeriggi prima della novena, “prima il muschio vecchio, infondo, perché non sia troppo visibile, che domani andiamo a prendere quello fresco: chi vuole venire?” E tutti a fare a gara per fare un giro escursionistico verso Siddi.
Era l’uomo de “is strocci arranas” il Giovedì ed il Venerdì Santo, quando ci si inerpicava fin sopra il capanile a “suonarle” per il paese; infilava la mano nella sua busta grande di nilon, lui, noi e il cielo azzurro scuro delle sere di aprile, in cima al nostro paesello e felici, guardate un po’, proprio come una Pasqua, per quel privilegio che spettava solo ai chierichetti più buoni. E c’era sempre qualcuno a cui toccava uno strumento malfunzionante, la “istrocci arranas” a cui si allentava sistematicamente il legnetto che avrebbe dovuto suonare, e che invece girava a vuoto di fronte alla sconsolazione dello sfortunato di turno.
Tziu Antoi Podda è l’uomo di cui sabato prossimo una mostra al museo presenterà gli spendidi lavori su palma, quelli elaborati con tanta maestria durante il suo ultimo e più tortuoso periodo di vita. Così raffinati, così elegantemente precisi nel riprodurre forme, costruzioni e oggetti più svariati, risultato di una passione per il fare che non lo abbandonò mai. E forse è stato proprio questo l’ultimo insegnamento, l’ultima testimonianza in vita di Tziu Antoi; semplice ed inequivocabilmente pratica. Che l’impegno per la comunità e per gli altri, cioè, più d’ogni altra cosa edificano la condizione di vita di un uomo.
Tziu Antoi Podda con Tziu Loi Medda e le ragazze della Soc. Cooperativa "SERZELA"
Alcune Foto della Inaugurazione Mostra: