Di MisterBlog (del 24/05/2010 @ 09:02:11, in Racconti, linkato 1580 volte)
Nassargius Tramatzesi
Forse non tutti sanno che a Gonnostramatza nel lontano 1774 alcuni privati, al fine di poter pescare tranquillamente le anguille, costruirono vari nassargius lungo il corso del rio Mogoro, il ruscello che divide in due il paese. Intanto, il termine nassargiu deriva dalla parola nassa che anche in italiano designa una rete in particolare; nella nostra isola, essa era costituita da virgulti di lentisco o mirto ovvero canne dove i pesci di ruscelli o torrenti restavano impigliati. Dunque una trappola che veniva piazzata negli spazi più esigui in cui scorreva l’acqua.
A loro volta, questi ultimi si aprivano veri o propri sbarramenti ottenuti con pietrame o erigendo palizzate rinforzate da fascine e arbusti. Trote e anguille imboccavano quelle strettoie ma rimanevano imprigionate. A quel punto la loro cattura risultava quanto mai facile. Ostruzione e nasse formavano il nassargiu. Tuttavia, avvedendosi dei pericoli connessi agli sbarramenti, il Comune di Gonnostramatza protestò e chiese al reggitore del feudo che venissero smantellati e ne fosse impedita la riedificazione in futuro. Non accontentandosi delle parole , il sindaco in persona guidò gruppi di cittadini per diroccare i nassargius.
Alle proteste dei proprietari, i quali invocavano la consuetudine per conservare i loro vantaggi, si obiettò che era vano appellarsi ad un esercizio “quieto e incontrastato” di attività fino ad allora normalmente esercitate.
Di fronte alla possibile rovina di piazze e strade, quale senso aveva parlare di diritti acquisiti? E che tutela bisognava loro accordare quando cozzavano con un prevalente interesse pubblico? La presa di posizione dell’amministrazione di Gonnostramatza testimonia quanto il problema fosse sentito ed in quale misura avesse richiamato l’attenzione delle autorità. D’altro canto, spesso i nassargius non erano opere da poco: in alcuni casi, per edificarli furono impiegati notevoli quantitativi di pietre, con l’intervento di muratori. In questo clima maturò l’emanazione delle Regie Patenti, che attraverso Carlo Alberto proibì i nassargius ma disciplinò anche la pesca nelle acque interne dell’isola con varie prescrizioni tra cui il divieto di praticarla nel periodo compreso tra il primo agosto e il 15 ottobre (oggi si parlerebbe di fermo biologico).
(liberamente tratto da “L’anguilla nel sacco di Carlo Pillai-Sardegna Fieristica Aprile-Maggio 1995)