Di Maucheddu (del 02/02/2010 @ 17:26:27, in Cucina, linkato 33907 volte)
Unu tramatzesu in cucina tutti i giorni...
Cari lettori..a pochi giorni dal Carnevale, mi sembrava opportuno presentarvi, in anticipo, la ricetta di un dolce che accompagnerà i nostri giorni di festa: "Is Para Frittus". In effetti, nel paese qualcuno già dopo la Festa di Sant'Antonio ha avuto il piacere di cucinare questo tipico dolce e così, ospitato dalla famiglia Tuveri con le sorelle Anna Lucia e Tonina e la mamma Matilde Medda, ho avuto modo di seguire per Voi la realizzazione de "Is Para Frittus" che oggi con piacere Vi propongo...
Come sempre... Buon Appetito!!!
Is "Para Frittus..."
Ingredienti:
* 1 Kg. di farina * 1 limone gratuggiato * 4 uova * 1/2 litro di latte * liquore o acquavite (un bicchierino) * vanillina * 75 gr. lievito di birra * 200 gr. zucchero (per la preparazione) * 100 gr. di strutto * 300 gr. zucchero (per la decorazione finale)
Preparazione:
Utilizzate una terrina ed inseriteci dentro la farina, lo zucchero, il limone grattugiato, il rosso delle uova e quindi impastate con latte tiepido. La lavorazione deve avvenire con l'impasto un pò duro, aggiungete quindi piano piano lo strutto tiepido, il liquore e l'albume a neve precedentemente preparato.
Infine, dopo aver sciolto il lievito nel latte tiepido rimasto, aggiungete quest'ultimo all'impasto e continuate la lavorazione.Come risultato, dovrete ottenere un impasto liscio e non troppo morbido.
A questo punto, lasciate riposare.
Attendete sino a quando l'impasto ha raggiunto il doppio del suo volume.
Su un tavolo nel quale avete già spolverato un pò di farina, iniziate a posare le ciambelline create facendo attenzione a distanziarle un pochino l'una dalle altre.
Una volta che avete terminato l'impasto, dovete attendere nuovamente per la seconda fase di lievitazione.
In una padella d'olio non troppo caldo, iniziate a friggere le ciambelline e quindi cospargetele di zucchero..
Cari lettori... continua la mia "pazza" caccia fotografica.. un pò per gioco un pò per sfida ho deciso di ritrarre tutti (... o quasi ) I TRAMATZESI mentre esibiscono il nostro banner. Riuscirò a terminare questa impresa entro l'anno? Sarebbe sicuramente bellissimo.. roba da GUINNES dei Primati….ehehehhe Percio’ aiutatemi e soprattutto non rifiutate l’invito anzi se potete AUTOINVITATEVI.
Ecco gli ultimi scatti Raccolti in un video Abbiamo anche aggiornato le cartine E vi preghiamo di continuare ad inviarci Le vostre foto E di scriverci le localita’ non ancora presenti.
SU TRAMATZESU E’ QUI
Si ma ….dove?? Insomma!!! dove si trovano i Tramatzesi oltre che a Gonnostramatza?? Da una piccola indagine sul campo Abbiamo capito che pur contando circa 900 abitanti, Gonnostramatza ha dato i natali ad almeno 1350 persone. Ma ci sfugge al momento dove si siano recati tutti questi TRAMATZESI. Questi sono numeri attuali, ma Come per tutti i paesi Sardi Da Gonnostramatza hanno iniziato a partire gia’ dai primi del 900, cio’ vuol dire che sparsi per il mondo ci dovrebbero essere i figli e i figli dei figli di tanti TRAMATZESI.
Da qui’ la bella idea di far nascere un Gruppo su FACEBOOK Che riunisse tutti i TRAMATZESI con il pretesto di una FOTO.
Dove abitate, dove vi siete trasferiti per motivi di lavoro o di studio? Se vi trovate in vacanza o di passaggio in un posto qualsiasi del globo, se avete dovuto lasciare il vostro paesello per i motivi piu' vari. Ecco !!!! Ci siamo posti tutte queste domande e abbiamo pensato a questo Gioco che potrebbe riunire noi tutti, complice una FOTO.
Cio' che vi chiediamo e' proprio questo, se vi va' di giocare inviateci una foto un po' come quelle che vedete qui' nel filmato Tutti ma proprio tutti da coloro che a Gonnostramatza ci abitano a coloro che sono figli o figli dei figli di TRAMATZESI, da coloro che abitano in Italia a coloro che si recano in vacanza a Parigi O negli Stati Uniti, dal Tramatzese emigrato in Argentina a quello che abita in un qualsiasi paese della Sardegna.
Attualmente siamo a conoscenza di queste localita’ Paesi Citta’ o continenti dove risiedono i TRAMATZESI, vi chiediamo di aiutarci ad aggiornare queste cartine.
Canelli Chiavari Bolzano Padova Valdastico Firenze Prato Livorno Rimini Copparo Gubbio S.B.del Tronto Aosta Torino Oulx Milano Casirate d'Adda Roma Napoli Palermo Siracusa Ragusa Pozzallo Isola d’Elba Aymavilles Modena Cremona Desenzano del Garda Montichiari Livigno Settala Udine Savona
Germania Finlandia Olanda Inghilterra Svizzera Francia Danimarca Svezia
Argentina Capital Federal - Buenos Aires La Tablada - Buenos Aires Liniers - BUenos Aires Rio IV - Cordova Santa Catalina - Cordova Santa Rosa - La Pampa Toay - La Pampa Villa Mercedes - San Luis San Miguel de Tucuman - Tucuman
Premettiamo da subito che era da anni che un film italiano non ci emozionava tanto… Il filo principale della trama è incentrato sulla figura della giovane Anna, madre ingenua e bellissima che all'inizio degli anni '70 si trova sbattuta fuori casa dal marito geloso. Da quel momento cominciano per la donna ed i suoi due figli una serie di peripezie fatte di precarietà economica, continui traslochi ed amanti più o meno occasionali, in un susseguirsi di eventi tragicomici che condurranno la storia fino ai nostri giorni. Nel presente tocca soprattutto a Bruno, primogenito di Anna, fare i conti con il rapporto a dir poco conflittuale che ha sviluppato negli anni con la madre. Ottimo tutto il cast degli attori con Mastandrea e la Sandrelli in gran spolvero. Un film nostalgico ma non retorico o calligrafico dove vengono alternate dal bravissimo regista Virzì scene da commedia di costume con momenti maggiormente melanconici ed introspettivi. Il risultato è sicuramente molto molto godibile, con una parte finale emozionante, per nulla stucchevole. Non perdetevelo, non ve ne pentirete!!!
Le Tramatzesi Sorelle Lumière
Film: La prima cosa bella
Scheda:
Regia: Paolo Virzì
Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì.
Con: Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Dario Ballantini, Marco Messeri, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi, Francesco Rapalino, Isabella Cecchi, Fabrizia Sacchi, Sergio Albelli, Paolo Ruffini, Emanuele Barresi, Fabrizio Brandi, Michele Crestacci, Bobo Rondelli, Paolo Giommarelli, Giorgio Algranti . Durata: 116 min. Nazionalità: Italia, 2009 Genere: Commedia
Uscita Cinema: 15 Gennaio 2010
Trama:Cosa vuol dire avere una mamma bellissima, vitale, frivola, imbarazzante? E’ il cruccio che ha accompagnato tutta la vita di Bruno, primogenito di Anna, fin da quando aveva otto anni. Tutto comincia nell’estate del 1971, quando assistendo alla tradizionale elezione delle Miss dello stabilimento balneare più popolare di Livorno, Anna viene inaspettatamente chiamata sul palco ed incoronata “la mamma più bella”. Da allora, nella famiglia Michelucci, arriva lo scompiglio e per Anna, per Bruno e per la sorella Valeria, inizia un’avventura che si concluderà solo ai giorni nostri, con un inattesa struggente riconciliazione.
Di Miss Fantasy (del 23/01/2010 @ 09:07:56, in Libri, linkato 1324 volte)
Un “Isola” tutta da leggere…
Cari amici, vi vogliamo proporre una nuova rubrica letteraria dall’originale titolo: Un “isola” tutta da leggere… È un originale esperimento di mescolare l’amore per la lettura e l’amore per la Sardegna e le sue culture. Cercheremo di postare almeno ogni quindici giorni degli stralci di romanzi, racconti, poesie, saggi, commedie, articoli letterari e quant’altro, accompagnati da una breve biografia dell’autore. Il nostro vuole essere un invito a conoscere quegli scrittori sardi che magari non abbiamo mai letto o, possiamo pure confessarlo, mai sentito nominare. Riguardo agli altri, invece, quelli più noti e apprezzati, potremo divertirci ad indovinare il nome dell’autore o il titolo dello scritto. Da lettori e da sardi, non possiamo non dedicare un pensiero ad un grande della nostra letteratura, ad un grande intellettuale dei nostri tempi.
Provate ad indovinare di chi stiamo parlando:
…Il riso sardonico era, nella società nuragica, un “riso rituale”, usato, cioè, durante un rito di eliminazione. Secondo due antichi storici greci, Timeo ed Eliano, in Sardegna, i vecchi, non appena compivano i settanta anni, invece di essere mandati in pensione, venivano eliminati, uccisi a colpi di pietra, lapidati dai loro stessi figli che, durante il sacrificio, dovevano ridere. Era una eliminazione, perciò, religiosa, con una liturgia fissa, una cerimonia simile a tanti rituali di eliminazione e di propiziazione di moltissime culture precristiane, per eliminare il male e propiziare il bene. L’elemento atipico, nel cerimoniale sardo, era appunto, il “riso” dei figli di fronte all’uccisione dei padri, imposto dalla legge proprio per mostrare fermezza d’animo, forza di carattere, stoicismo di fronte ad un disumano dolore. A tal fine, per poter sopportare l’angoscia e per poter rappresentare meglio l’atarassia, cioè per poter ridere, durante il rito di eliminazione dei padri, i figli si strofinavano sulle labbra il lattice dell’euforbia, la cosiddetta “erba sardonica”, una pianta diffusa in tutta l’isola, amara come il fiele, che ha la caratteristica di far gonfiare i tessuti molli, in questo caso le labbra, tumefare la bocca fino a farla sgangherare in una orrenda, tragicomica risata. A nostro giudizio, col permesso dei due citati storici dei vincitori, non si trattava tanto di un fatto religioso, quanto di un provvedimento di natura economica, indicante una costante immutabile della vita esistenziale in terra di Sardegna: la miseria, la carestia, la fame. Mentre presso altri popoli dell’antichità si uccidevano i bambini, per placare Molok, il dio della fame, nella Sardegna nuragica si uccidevano i vecchi, cioè coloro che hanno terminato il ciclo produttivo, non tanto per motivi di tabù religiosi, quanto per motivi strettamente economici, per avere bocche in meno da sfamare, concorrenti in meno nella divisione di un sempre scarso cibo. Forse o senza forse. La processione carnevalesca dei mammutones (i padri) e degli insokatores (i figli) è la permanenza folk lorica di quell’antico rituale di morte per economia, in Sardegna, la realtà si fa mito.… …Sia lecito, perciò attribuire ai più profondi valori della sarditudine questo “riso”. E’ il riso della melagrana, quando cade per terra e si sfascia mostrando i suoi denti sgangherati e sanguinanti (su risu de sa melagranata, rutta a terra e ispaccada); è il riso della colomba, che si squarcia il ventre con le unghie (su risu de sa comumba chi si nde bogat sa matta cun s’ungia); è il riso di cenere del contadino del Logudoro, quando la candela di cera, nascosta dentro il moggio di sughero, brucia tutto il suo campo; è il riso giallo del mietitore di Campidano, quando lo scirocco miete, con la sua falce di fuoco, le spighe arrugginite; è il riso verde del pastore di Barbagia, quando la gelata primaverile secca l’erba nella tanca; è il riso nero del minatore di Carbonia, quando il “grisou” scoppia in fondo al pozzo; è il riso rosso del pescatore di frodo, quando il tritolo scaglia le sue dita mozze contro la luna. E’ proprio per tutto ciò che il mammutone, preso al laccio, si copre il volto col ghigno sardonico della sua maschera nera… (tratto dal libro “Il Riso Sardonico” Gia Editrice)
Allora avete capito di chi si tratta??? Volete un altro aiutino??? Bene possiamo aggiungere che aveva compiuto novant’anni, quando purtroppo ci ha lasciato alcuni anni fa. Era nato a Nugheddu San Nicolò, aveva completato gli studi a Roma. Durante la seconda guerra mondiale aveva combattuto prima sul fronte jugoslavo e poi su quello russo. Congedato, rientra in Sardegna dove insegna per lunghi anni a Sassari e Cagliari, dedicandosi parallelamente alla scrittura: giornalista pubblicista, ha collaborato a giornali e riviste come critico letterario, artistico, teatrale. Scrittore bilingue, ha pubblicato libri di poesie, narrativa, teatro, saggistica. Ma era molto più di questo. “Portatore sano di un caratteraccio” è stato definito dal giornalista Pintus su “Il Sardegna”, “polemista tanto da divenire un boxeur del pensiero”. Quel pensiero lo ha espresso sempre, nei suoi scritti e nei suoi discorsi: contro la guerra, contro lo sfruttamento dei pochi sui molti, per la sua terra, per quella Sardegna che ha mirabilmente raccontato nei suoi libri. Indipendentista e profondo conoscitore della nostra storia, considerava l’Era Nuragica l’unico periodo davvero felice dei sardi, successivamente sfruttati e calpestati da una lunga serie di dominatori; ma nonostante la consapevolezza di una sconfitta senza appello, si dichiarava “vinto ma non convinto” e soprattutto “sardo e non italiano”. Uno scrittore assolutamente intelligente, che ha saputo davvero infondere nelle sue opere l’essenza di una terra antica e di una identità troppo spesso tradita anche dai sardi stessi. Una morte, la sua giunta in un’età in cui sicuramente si sono fatti parecchi ragionamenti sulla fine della vita. Voleva morire in piedi, come un cosacco, e aveva già pronto il suo epitaffio: Chie ses? Ite ti naras? Ite faghias in vida tua? Deo so Franziscu Masala. In vida mia faghia su poeta e cantaìa sos laribiancos de bidda mia.
Si trattava del grandissimo Ciccito Masala e tra le sue opere più rappresentative vi ricordiamo: “Il parroco di Arasolè”, Il Maestrale, Nuoro 2001; “Quelli dalle labbra bianche”, Il Maestrale, Nuoro 1995; “Poesias in duas limbas”, Testo sardo e italiano, Milano, 1981 e Nuoro, 2006; “Quelli dalle labbra bianche” – “Il Parroco di Arasolè”, Il Maestrale, Nuoro 2008. Buona lettura e a risentirci tra una quindicina di giorni... Miss Fantasy
Cari lettori, Vi segnaliamo il programma relativo ai festeggiamenti in onore di Sant'Antonio Abate che si terranno Sabato 16 e Domenica 17 Gennaio 2010.
Il Programma Religioso:
Giovedì 14 e Venerdì 15 Gennaio 2010: Ore 18,00: Rosario;
Sabato 16 Gennaio 2010: Ore 18,00: Rosario cantato in sardo nella chiesetta di Sant'Antonio; Ore 18,00: Benedizione del pane, dell'acqua e de "Su Fogadoi".
Domenica 17 Gennaio 2010: Ore 09,00: Santa Messa nella Chiesetta di Sant'Antonio; Ore 10,30: Processione per le vie del paese accompagnata dalla Banda Musicale di Ales; Ore 11,00: Santa Messa presso la Chiesa Parrocchiale.
Il Programma Civile:
Sabato 16 Gennaio 2010: Ore 19,00: Spettacolo Pirotecnico; Degustazione di Agnello arrosto e per tutta la serata vino a volontà. Ore 19,30: Serata musicale con il Maestro Massimo Pitzalis.
Domenica 17 Gennaio 2010: Ore 15,30: Giochi e Animazione per ragazzi.... Ore 19,00: Degustazione di Polenta e Fave e per tutta la serata vino a volontà. Ore 19,30: Serata musicale con Karaoke.
Il Comitato del 2010 :
Presidente : Urracci Fabrizio Vice Presidente : Pinna Michelangelo Cassiere : Caddeo Raffaele Segretario : Atzei Roberto
Video "Su Espuru" Festa di S.Antonio 2010(ilbottigliaro)
Video "Sa Prucessioni" Festa di S.Antonio 2010(ilbottigliaro)
Video "Sa festa e is ballus" S.Antonio 2010 (ilbottigliaro)
Le Foto della Festa di S.Antonio 2010(ilbottigliaro)
Di ilbottigliaro (del 15/01/2010 @ 09:20:45, in Blog, linkato 2163 volte)
NEVICATA DEL 3 Gennaio 1993
In questi giorni di freddo e gelo, con un'Italia imbiancata anche a basse quote e con le previsioni metereologiche che ci illudono di grosse nevicate, non puo' che tornarmi in mente, forse la penultima volta che anche Gonnostramatza è stata protagonista di un evento eccezionale. Nel lontano 3 Gennaio del 1993, il nostro paese si e' svegliato ricoperto dalla neve. In quella fredda giornata di inizio anno, i fiocchi continuarono a cadere per tutta la mattinata. Non nevica spesso a Gonnostramatza, ma quando questo avviene lascia tutti sorpresi e stupefatti. Succede cosi' raramente che si vorrebbe fare in quei giorni tutto cio' che non e' usuale e che si e' desiderato per tanto tempo. Camminare sulla neve fresca e sentire ad ogni passo quel particolare "scricchiolio" . Creare ovunque pupazzi di neve dalle forme piu' strane. Immortalare fotograficamente l'evento coscenti del fatto che non si ripetera' a breve. Lanciarsi a vicenda le palle di neve. Gustarsi il caldo fuoco del camino che in questi giorni ci fa' compagnia piu' che mai. Ho scelto una musica malinconica come colonna sonora in quanto mi legano a questo evento alcuni momenti non felicissimi della mia vita .
La Nevicata a Gonnostramatza del 1993(ilbottigliaro)
Molto tempo fa' l'anno iniziava da questo mese. Ormai la mietitura e' finita e il raccolto nei solai e percio' l'anno agricolo incominciava daccapo. Si rinnovavano i contratti con i servi-pastori e i Soci e dopo un breve periodo di riposo per tutti compresa la TERRA, si riprendeva il duro lavoro dei CAMPI. Era un mese nel quale si Festeggiava per il buon Raccolto e per ringraziare tramite i Santi il buon DIO per la Buona Annata passata e per un buon auspicio sulla prossima. Piu' il raccolto era BUONO e piu' grande doveva farsi la Festa. Ancora oggi Settembre e' un mese ricco di SAGRE, anche noi a Gonnostramatza abbiamo una Grande Festa, quella del nostro PATRONO SAN MICHELE ARCANGELO seguita da quella dedicata a SANTA TERESINA. Questo e' il mese nel quale arrivano a maturazione molti frutti, l'uva i fichi il ficodindia e tutti i SEMI di quei Fiori che ormai appassiscono. A settembre del 2009 e' arrivato a maturazione anche il Matrimonio di 2 Amici,maturano le Voci dei PICCOLI Cantanti e sempre in questo mese si rincomincia con la scuola. RI"CORRE" inoltre in quest'anno il 15° anniversario di attivita' della Soc. Sportiva di Atletica " RIU MANNU CORRE "
Don Giovanni Casu, il “San Giovanni Bosco di Gonnostramatza”
Giovanni Casu nasce il nove di gennaio del 1907, nel bel mezzo di una tremenda crisi economica e politica che sconvolge non solo l’Italia ma il mondo intero. Nella modesta casa, a Guspini, un paesone, di allora, settemila anime, non c’e l’abbondanza, e tavolta neanche il necessario, ma Giovanni, un bimbo intelligentissimo, si fa amare da tutti. Lavora in cento modi.
Porta al pascolo gli animali, attinge l’acqua dal pozzo, innaffia gli orti, sorveglia i bimbi più piccoli di lui e li fa divertire raccontando storielle allegre, costruisce giocattoli, cestini di vimini, gabbie per uccelli. E la sera, dopo la lunga laboriosa giornata, parla del Vangelo a piccoli e grandi, raccolti intorno a lui. Ma questa sua sofferta infanzia viene ancor più sconvolta dall’arrivo dell’inutile catastrofe della grande guerra del 15-18, che doveva essere una guerra lampo e dura invece ben quattro anni e provoca danni terribili, costa milioni di morti, produce sofferenze inaudite e immense difficoltà economiche.
Giovanni prega continuamente: “per la conversione dei peccatori, perché si stabilisca presto nel mondo sconvolto e insanguinato la pace giusta e serena, perché presto l’umanità si affratelli nel nome e nell’amore di Dio”. Il suo è sempre più un vivere senza ombre con Dio nell’anima.
Entra così in seminario e finalmente riceve la consacrazione sacerdotale: “Tutto ho lasciato per Iddio. Egli solo mi basta. Con le Divine dolcezze del Sacerdozio mi ha avvinto. Mi ha costituito Suo Sacerdote in eterno”. Arriva a Gonnostramatza alla fine degli anni trenta, insieme alla sorella che lo aiuterà e conforterà nel suo breve ma intenso cammino di fede e carità cristiana.
Raccoglie intorno a sé i tanti bisognosi e offre loro il confortevole fuoco della sua bontà, dando consigli, incoraggiamenti, pane e pasti caldi. Il giovane parroco si moltiplica per consolarli tutti, per sfamarli tutti. Acquista con i pochi risparmi rimastigli una statua in gesso di San Giovanni Bosco a cui è devotissimo e da cui trova forza e sana ispirazione cristiana. Proprio in onore del Santo il trentuno di gennaio trasforma il piazzale della chiesa di San Michele in un piacevolissimo parco giochi con tanto di albero della cuccagna e organizza indimenticabili pentolacce, riempiendo le vecchie pentole di terracotta con le generose offerte dei tramatzesi benestanti.
Si ingegna a ricavare dai copricapi sacerdotali delle preziose calzature che offre ai piccoli chierichetti, che non hanno scarpe per servire la messa. La gioventù senza appoggio e senza guida ha così la sua fiamma gioiosa. Quando il 12 settembre del 1943 Don Giovanni Casu muore nel piccolo ospedaletto militare di Ales, conta solo 36 anni. Lascia a un poverissimo ragazzo, che lo aiuta nella sua pastorale animazione, il consunto cappotto e le vecchie scarpe.
Nel cimitero di Ales, dove è ancora sepolto, lo piangono centinaia e centinaia di tramatzesi, ch’egli aveva saputo trarre dalle tenebre e sospingere verso la luce.
Di MisterBlog (del 05/01/2010 @ 18:50:13, in Blog, linkato 2222 volte)
Il primo post del Nuovo Anno (2010) ci viene regalato dai "Tramatzesi" Gionata Sireus e Simone Ardu. Sono questi ragazzi i protagonisti del video-racconto nato per presentare a tutti noi un pò di storia del nostro piccolo paese. Uno spaccato delle nostre radici accompagnato da immagini e video del paese d'oggi.
Siamo sicuri che questo contributo sarà l'inizio di una nuova collaborazione...
Grazie Ragazzi....
Il Video(Realizzato da: Gionata Sireus - Simone Ardu)
Di MisterBlog (del 01/01/2010 @ 09:40:48, in Blog, linkato 1553 volte)
Cari amici, oggi il nostro amato blog compie il suo I° anno di vita...
Sono trascorsi ben 365 giorni, 52 settimane, 4 stagioni, 13 lune piene… dal lontano 1 gennaio 2009 quando Gonnostramatza è entrata prepotentemente nell’infinito universo di Internet permettendo a tutti i tramatzesi sparsi nel mondo, di poter tornare, emozionalmente, in qualsiasi momento, nella propria terra d’origine. Abbiamo raccolto e diffuso non soltanto le notizie “importanti” sulla nostra amata bidda (links a giornali, siti d’interesse, storia, cultura, lingua…) ma anche le “piccole” notizie che integrano la realtà quotidiana e tutti gli eventi che fanno di una piccolo paese sardo una comunità di interessi, ambizioni, amicizia, amore e affetti.
Siamo felici di spegnere questa prima candelina con tutti Voi che in questo primo anno di vita del blog ci avete seguito e avete contribuito a raccontare il nostro essere paese, il nostro essere e sentirci sempre, comunque e ovunque TRAMATZESI...